Nella seconda parte del video raccontiamo la storia, per sommi capi, di questa città.
Matera tra il 1948 e il 1950 fu definita sia da Togliatti che da Alcide De Gasperi “la vergogna d’Italia”. Fognature a cielo aperto, un incredibile proliferare di malattie gravi, dal tifo alla malaria, e un tasso di mortalità infantile tra i più alti d’Europa. A Matera su 10 bambini nati, ne sopravvivevano soltanto 3.
Ma come si era giunti a questo punto?
Nei secoli, la particolare urbanistica dei sassi, ovvero dell’utilizzare le pareti della gravina su cui sorge la città per scavare abitazioni, stalle, chiese rupestri, orti pensili, resse fino circa al 1700, ma l’espansione dell’abitato, l’aumento della popolazione, e contemporaneamente il declino della pastorizia (che fino ad allora era stata la principale attività locale) portarono nel tempo ad un importante peggioramento delle condizioni di vita.
Si ampliarono le grotte, si trasformarono in abitazioni chiese, stalle, cisterne, interventi che non solo portavano le famiglie a vivere in condizioni sempre più malsane, ma riducevano anche i pochi ‘servizi’. Lo stoccaggio delle acque era un problema sempre più grande (a Matera fino agli anni ‘30 si beveva solo acqua piovana!) così come quello degli scoli fognari. Non vi erano un sistema di raccolta dei rifiuti, le famiglie aumentavano di numero e finivano a vivere in dieci, dodici persone dentro umidissimi anfratti nel tufo. E non di rado condividevano gli spazi abitativi con asini, maiali, pecore. Nei primi anni del Novecento le condizioni erano gravi, ma con la guerra non fecero che peggiorare.
Nel 1952 con una legge speciale inizia lo sfollamento dei sassi; quelli che erano gli antichi rioni, antichissimi, vennero sgomberati e i loro abitanti trasferiti in struttura realizzate appositamente, che andarono a comporre la ‘città nuova’.
Nel 1986 con un’altra legge speciale, inizia il grande progetto urbanistico, al quale parteciparono molti intellettuali, imprenditori, sociologi e artisti dell’epoca: importante fu l’apporto di Adriano Olivetti.
Case popolari e infrastrutture erette a spese dello Stato accolsero circa 17.000 sfollati, mentre i sassi finirono per giacere nell’abbandono per molti anni, fino a che un processo di riqualificazione portò a Matera il prestigioso titolo di Patrimonio dell’Umanità Unesco, nel 1993.
È per questa ragione che spesso si dice che Matera sia passata dall’essere la ‘vergogna d’Italia’ a ‘orgoglio nazionale’.
Con la riqualificazione si aprono nuove attività, tutte nel rispetto dell’ambiente materano.
Vengono riscoperti i vecchi sapori come il salame pezzente, i peperoni cruschi ed il pane, con quel suo gusto così particolare.
Gli artigiani tornano a produrre i vecchi oggetti tradizionali, come il simbolo di Matera, il Cucù.
Il Cucù è un galletto in terracotta decorata a forma di fischietto.
Spesso veniva regalato alle fanciulle come pegno di amore e più era colorato e decorato più l’amore del ragazzo era grande. Il fischietto serviva anche per allontanare la sfortuna e divenne anche un simbolo di fertilità da regalare ai matrimoni.
Matera città dei sassi, ma quanti e quali sono questi sassi?
Per sassi non devono intendersi le singole abitazioni ricavate dalla roccia, ma i due quartieri dove queste dimore abitate da migliaia di anni sono ubicate, ovvero Sasso Caveoso e Sasso Barisano che, insieme al rione Civita, formano il complesso urbano che oggi prende, per l’appunto, il nome di Sassi di Matera.
Proprio nel Sasso Caveoso, il più pittoresco e primitivo dei due, possiamo ammirare due bellissime chiese. Nella piazza S. Pietro con la suggestiva vista sulla gravina, si trova la chiesa di San Pietro Caveoso con una bellissima facciata barocca.
Nelle immediate vicinanze, sulla destra di S. Pietro, su di uno sperone roccioso, spicca la singolare chiesetta di Santa Maria De Idris, scavata quasi interamente nella roccia.
Alla sera il panorama sui sassi è fantastico. La sensazione è quella di trovarsi di fronte ad un vero e proprio presepe.
Ogni lucina sta a significare che molti materani sono tornati ad abitare un sasso e di conseguenza a far rivivere questa meravigliosa città.