Nato a Firenze nel 1925. Fu arrestato nel febbraio del 1944 e condotto nel campo di Fossoli; il 16 maggio dello stesso anno fu deportato ad Auschwitz assieme a tutta la sua famiglia: Nedo Fiano è l'unico superstite.
"A 18 anni sono rimasto orfano – dice - quest'esperienza devastante ha fatto di me un uomo diverso, un testimone per tutta la vita".
La sua storia è emblematica di come la salvezza potesse arrivare per caso. Quando giunse al campo, un ufficiale delle SS chiese se tra i prigionieri ci fosse qualcuno che conosceva il tedesco. Fiano si fece avanti. Alla domanda successiva ("Tu da dove vieni?"), la risposta ("Firenze") produsse quasi un miracolo. L'agente nazista cominciò a ripetere il nome della città, evocando ricordi personali e manifestando simpatia per il detenuto italiano. Inoltre, dopo aver scoperto che sapeva cantare, i capi del campo di sterminio lo invitavano a intrattenerli nelle loro baracche e in queste occasioni Fiano aveva la possibilità di mangiare qualcosa in più del rancio riservato agli altri prigionieri.
Fiano è stato liberato nel campo di Buchenwald, dove era stato condotto dalle SS in fuga alla fine della guerra. Si è laureato alla Bocconi, a 43 anni, mantenendo una promessa che aveva fatto alla madre.