Una vicenda che ha tenuto il mondo con il fiato sospeso
La tragedia del Titan
inizia domenica 18 giugno, quando il sommergibile sperimentale progettato da OceanGate insieme a ingegneri della NASA si cala negli abissi per raggiungere il relitto del Titanic, affondato tra il 14 e il 15 aprile 1912 a 486 miglia dall'isola di Terranova, che giace a una profondità di 3.810 metri sul fondo dell'Oceano Atlantico.
Dopo alcune ore, scatta l'allarme. Il Titan risulta disperso. A bordo ci sono cinque persone: il 61enne Stockton Rush, patron di OceanGate, l'azienda proprietaria del Titan; il businessman britannico Hamish Harding (58 anni), avventuriero miliardario che detiene tre Guinness World Record, ritenuto uno degli specialisti della missione; l'esploratore francese e pilota di sommergibili Paul-Henri Nargeolet (77 anni); l'uomo d'affari pakistano Shahzada Dawood (48 anni) col figlio Suleman (19 anni).
«Sapevamo benissimo che sarebbe successo. E sapevamo tutte le difficoltà che ci sarebbero state», commenta l'oceanografo David Gallo, tra l'altro amico di Paul-Henri Nargeolet. Il Titan è lungo 6,7 metri, largo 2,8 metri e alto 2,5 metri. È in grado di immergersi fino a 4.000 metri di profondità e può garantire un massimo di 96 ore di ossigeno.
Partono subito le ricerche, che però sono molto complicate. L'area da scandagliare è enorme e la profondità degli abissi spaventosa: più del doppio di quella del Grand Canyon. All'inizio viene perlustrata un'area di circa 19.700 chilometri quadrati, ma che poi si allarga sempre più, fino a due volte più grande del Connecticut. Nello sforzo messo in campo da autorità statunitensi e canadesi, alle quali si aggiungono anche quelle francesi, vengono utilizzati mezzi di ogni genere: navi e aerei delle Guardie costiere statunitensi e canadesi, una rompighiaccio della Guardia costiera canadese, aerei da pattugliamento marittimi Poseidon P-8 e CP-140 Aurora, velivoli militari per la lotta antisommergibile, Rov (droni subacquei a controllo remoto), boe sonar, mezzi privati della OceanGate.
Mercoledì 21 giugno, quando all'equipaggio del Titan mancano poco più di 24 ore di ossigeno, i ricercatori percepiscono "rumori sottomarini": colpi che arrivano "ogni trenta minuti". Il comandante della Guardia Costiera Usa, Jamie Frederick, annuncia che a bordo ci sono "razioni limitate" di cibo e acqua, ma che è ancora viva la speranza di ritrovare il sottomarino.
Viene utilizzato anche il robot francese Victor, che può raggiungere i 6000 metri di profondità. Le ricerche si intensificano nella zona dei "rumori sottomarini", nel tentativo di esplorarne l'origine. Ma le ricerche, purtroppo, danno esito negativo. Quando poi la Guardia Costiera Usa ha riferito che "un campo di detriti" era stato scoperto da uno dei robot nell'area di ricerca a circa 500 metri dalla prua del relitto del... ( LaPresse/AP - CorriereTv ). Guarda il video su Corriere: https://video.corriere.it/esteri/dal-...